Sono passati ancora pochi giorni dalla decisione della Corte Costituzionale che ha legittimato l’imposta di circa 5 euro per ogni singola ricarica di liquido per sigaretta elettronica ed “il silenzio comincia già a far troppo rumore“. Un rumore assordante che sembra presagire il peggio: l’inesorabile abbandono della questione principale di tutta la vicenda, la salute.
Si perché al di là del dibattito politico, di quello mediatico e di quello economico, bisognerebbe considerare principalmente quello legato alla salute: il ruolo di uno Stato attento e responsabile dovrebbe essere quello di tutelare il cittadino (fumatore e non) dai rischi derivanti dal tabagismo. E noi lo abbiamo affermato tantissime volte: “Il problema del tabagismo va affrontato con un approccio che contempli politiche mirate alla riduzione del rischio”. 
“Quando più di 10 anni abbiamo iniziato a valutare l’efficacia delle sigarette elettroniche abbiamo subito capito di trovarci davanti ad una straordinaria opportunità per la salute pubblica” – ha ricordato oggi il prof. Riccardo Polosa.
Era ed è un tema centrale per la riduzione del danno. “Negare queste potenzialità positive dello strumento, aumentando la tassazione, è come negare il diritto alla salute a migliaia di fumatori“.
Prof. Giancarlo Ferro

E il silenzio non è tollerabile nemmeno dal punto di vista giuridico che, secondo  il prof. Giancarlo Ferro (docente di Diritto Costituzionale presso l’Università di Catania, esperto di legislazione anti-tabacco e di regolamentazione di sigarette elettroniche nonché  membro del Comitato Scientifico Internazionale per la ricerca sulla sigaretta elettronica): “non trova comunque un principio dedicato alla tutela della salute“.

La sentenza della Corte Costituzionale se per un verso sembra stravolgere il ragionamento già effettuato nel 2015 – spiega Ferro – per altro verso, contiene un apodittico riferimento al principio di precauzione: in Italia, come altrove, feticcio che tutto salva quando non si sa cosa dire. O poco più. In astratto – continua – si tratta di scelte politiche, per definizione libere, discrezionali. Mi sembra certamente eccessivo ricondurre tutto sotto il controllo dei Monopoli. Evidenti sono le ragioni economico/finanziare. Non ravviso, infatti, un’azione teleologicamente orientata alla tutela della salute. Si assiste, anche stavolta – conclude il giurista catanese – al paradosso di sempre: o un prodotto è dannoso (e lo riconosci come tale) o non si può asseritamente veicolare il messaggio che, con il controllo del Monopolio, tutto diventerà migliore. Più salubre“.