sabato, Aprile 20, 2024
HomeL'esperto rispondeGlobal Burden of Disease 2019: gap regolamentativi da colmare

Global Burden of Disease 2019: gap regolamentativi da colmare

Negli ultimi 30 anni, le morti connesse al fumo di sigaretta sono più di 200 milioni. Un numero esorbitante che, dagli anni 90 ad oggi, ha posto la piaga del tabagismo sotto i riflettori delle politiche sanitarie e regolamentative di molti paesi. 

Oltre all’evidente costo sociale del tabagismo, con effetti diretti sulla salute e sull’ambiente, il fumo di sigarette ha rappresentato dagli anni ’90 una spesa non indifferente per i sistemi sanitari mondiali, che supera il trilione di dollari. 

Nello studio Spatial, temporal, and demographic patterns in prevalence of smoking tobacco use and attributable disease burden in 204 countries and territories, 1990–2019” pubblicato sulla rivista The Lancet, si sono incrociati i dati del Global Burden of Disease del 2019 con quelli del 2015, tracciando l’andamento delle epidemia tabagica negli ultimi trent’anni.

Sebbene molto sia stato fatto, e sebbene l’ampliamento della politiche di controllo le tabacco abbia avuto un impatto significativo riducendo la prevalenza del fumo sia tra gli uomini (27.5%) sia tra le donne (37.7%), l’aumento della popolazione mondiale ha innalzato il numero di fumatori.

Globalmente, nel 2019, l’uso di tabacco è responsabile di circa 7.69 milioni di morti e rappresenta il fattore di rischio di morte principale per gli uomini (20.2%). Sul totale di oltre 7 milioni di morti, circa 6.6 milioni avvengono tra i fumatori attuali.

LO STUDIO

I dati ottenuti da questionari e analisi nazionali sui tassi di fumo e sulle politiche di cessazione di 204 paesi sono stati selezionati e analizzati per comprendere l’evoluzione del fenomeno tabagico dal 1990 al 2019.

Oltre 3625 questionari nazionali sono stati presi in considerazione: l’86% dei paesi (171 su 200) considerati ha avuto almeno cinque questionari relativi al consumo di tabacco dal 1980 al 2019, mentre il 71% ha dati che coprono un arco temporale limitato, dal 2015 ad oggi. I criteri considerati nello studio riguardano, tra glia altri, età,sesso, distribuzione gegografica e completano quelli relativi alle abitudini di fumo tra l popolazione (come quantità di sigarette fumate, status di fumatori).

RISULTATI

Ad oggi, si stima ci siano oltre 1.4 miliardi di fumatori nel mondo. Valutando l’uso di tabacco tra uomini e donne di età maggiore di 15 anni, l’incidenza è del 32.7% tra i maschi e del 6.62% tra le femmine. 

Il tasso di incidenza del fumo tra il sesso maschile ha superato il 20% in oltre 151 paesi e in 42 paesi per le donne.

A sorprendere, e preoccupare, l’aumento del tasso di fumatrici donne, sopratutto in Serbia, Cile, Croazia, Bulgaria e Grecia. Mentre per gli uomini di età superiore ai 15 ani, si osservano tassi di fumo elevati in Indonesia, Armenia, Giordania e Georgia.

Questi dati rappresentano purtroppo un nostro insuccesso” commenta Giovanni Li Volti, Direttore del CoEHAR “A causa dell’aumento demografico mondiale, aumenta il numero di fumatori globali. Anche se, parallelamente, va osservato che il numero di persone che smettono di fumare fortunatamente sta aumentando. Da una parte, i dati sono legati a una mancanza da parte di molti governi di norme severe per la regolamentazione sul tabacco. Dall’altra, esiste una scarsa campagna di informazione e prevenzione tra la popolazione.

Credo che si dovrebbe fare chiarezza e parlare con chi si occupa di comunicare i dati relativi alla dipendenza tabagica per capire come riportare in maniera efficace i dati e i risultati della ricerca, per aumentare il grado di consapevolezza su uno stile di vita che causa di milioni di morti”.

Il primato negativo, però, spetta a 10 paesi che presentano tra i più alti tassi di fumo tra popolazione osservati: Cina, India, Indonesia, USA, Russia, Bangladesh, Giappone, Turchia, Vietnam e Filippine.

Dal 1990, si osserva una diminuzione del fumo tra gli uomini in 135 paesi (66%), mentre tra le donne osserviamo un dato significativo solo in 68 paesi (33%). La diminuzione più importante si è manifestata in Brasile, dove i tassi sono scesi di oltre il 70% sia per gli uomini che per le donne.

Nel 2019, si contano oltre 8 milioni di morti attribuibili al fumo. Il fumo è responsabile di circa il 20.2% di tutte le morti tra gli uomini e del 5.8% tra le donne. 

Le politiche di controllo del tabacco hanno ridotto la prevalenza del fumo del 27.5% per il sesso maschile e del 37.7% per quello femminile.

COME INVERTIRE LA ROTTA?

Innanzitutto, prima di analizzare le possibili soluzioni, bisogna osservare che, negli ultimi 30 anni, è aumentata la popolazione globale, il che influisce anche sulle percentuali di fumatori. 

Dall’altro lato, pero, è necessario che le politiche di prevenzione e di sensibilizzazione, procedano di apri passo con le scelte e le strategie di salute pubblica dli paesi, garantendo non solo l’accesso ai trattamenti sanitari ma anche ad alternative che possano efficacemente contrastare il fumo di sigaretta.

A livello mondiale, il calo del fumo tra i pesi più sviluppati è stato compensato dall’aumento nei paesi in via di sviluppo, come l’India o i paesi africani” ci spiega Costanza Nicolosi, esperta di regolamentazione “Esistono gap regolamentativi in molti paesi, che vanno di pari passo con gap nella percezione dei danni del fumo: le sigarette vengono ancora viste come rito di passaggio per i giovani e la dannosità di questa scelta non viene compresa. Trovo allarmante che i tassi di fumo tra le donne siano aumentati.

La tassazione da sola non può fare miracoli. Contro comportamenti socioculturali di queso tipo, fortemente addictive, ci devono essere misure più efficaci, che agiscano sulle prevenzione, laddove possibile, e sul sostegno ai fumatori che non riescono a smettere. La tassazione, come viene provato anche in teorie puramente economiche,  alla lunga comporta effetti controproducenti”.

Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.

Ultimi articoli